Vasco, la sua vita diventa un film!

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Vasco-RossiVasco, la sua vita su di una pellicola alla mostra del cinema. IL GIORNO DI VASCO – Alla 68° Mostra del cinema questo è il giorno di Vasco. Lui, si sa, non scenderà in Laguna.. Alle prese con un altro momento ‘intenso’ della sua vita, sospesa fra un successo totalizzante e le 24 ore che ognuno di noi deve in qualche modo trascorrere quotidianamente. Sospeso fra Zocca e la clinica bolognese Villalba (acciacchi fisici e dell’anima), sospeso anche il tour, Vasco esiste comunque e ruba la scena (anzi, la conquista, anche qui).

LA MUSICA NEL FILM – Una pellicola perfetta per i fan, chissà per il resto del pubblico (tanti aspetti e personaggi della sua vita si danno per scontati). Vasco parla ma non si vede, se non in immagini di repertorio. Scelta stilistica condivisa col cantante. Ma c’è la sua musica, con tanto di pezzo ad hoc : I soliti, uno dei tanti regali che fa ai progetti che sposa.

LE EMOZIONI – Vasco parla delle sue emozioni, fugaci e profonde, dolorose e gioiose, spesso punte di iceberg delle sue creazioni. Sullo sfondo, sempre Zocca. Le prime parole raccontano la morte del padre camionista (eppure non parla dei suoi figli), poi l’amore per la musica, il suo primo successo a 10 anni e il primo contatto coi giornalisti che lo dipinsero come un bambino autodidatta che aveva imparato a cantare portando le pecore al pascolo , «io che non ho mai visto una pecora in vita mia! Lì ho capito come si coloravano i pezzi». E lì nasce la comprensibile diffidenza per la categoria. Ancora Zocca, la radio, le denunce, le prime canzoni buttate giù con Curreri, il capannone di Casalecchio e altri pezzi di sincerità.

VITA DA ROCKSTAR – Poi la carriera. Ascesa e discesa (ma solo personale) e poi la risalita (che non ha bisogno di ulteriori celebrazioni). C’è l’elettrizzante fatica di emergere e il buio del periodo della coca. Un accenno, un flash, quanto basta per non scemare nell’inutile pruderie. Cose del passato. Oggi ci sono problematiche più adulte, meno generazionali e scontate (la rockstar un po’ maledetta etc etc). Vasco non parla del suo trentennale isolamento (voluto? subìto? cavalcato?), ma spiega che solo a Los Angeles, dove nessuno lo conosce, riassapora le cose semplici della vita: camminare per strada! A Bologna, in Italia, non lo fa da tempo immemore. Provate voi a non uscire mai di casa o d’ufficio. «Il successo è anche un bel casino» dice in un filmato degli anni ’80… Forse in quella rete c’è rimasto impigliato e ora con un’altra rete (Facebook?!) cerca di riemergere. Ma questo nel docufilm non c’è. Ma ci sono tantissimi altri spunti, anche divertenti, sui quali si potrebbe scrivere non uno ma dieci libri. Solo appoggiandosi alla sua musica e alle sue parole un film potrebbe durare quasi un giorno intero: solo con i suoi ‘pezzi’. Figuriamoci una vita. Peraltro assolutamente non finita, come dice lui stesso nell’ultimo frame. Per la presentazione della pellicola Vasco ha lasciato soli i giovani registi a causa di forza maggiore (ma d’altronde lui non era solo quando ha iniziato la sua carriera?).

VASCO ASSENTE – Dopo tante eppur fugaci apparizioni in video su Facebook di questi giorni, per la Mostra neppure una clippina. Ma va bene lo stesso: ci sono 75’ che parlano di lui in sala (in tutti i cinema dal 7 settembre). E infatti racconta Sibylle: «Gli ho scritto dicendogli ‘ci hai mollato qua, i tuoi ammiratori ci sbraneranno’. Vasco mi ha risposto dicendo che la sua presenza non avrebbe aggiunto nulla alla nostra pellicola: a dimostrazione della sua grande generosità».

LE PROIEZIONI – Doppia proiezione questa sera, con l’atteso arrivo del pulmino proveniente da Zocca e 72 amici compaesani – da Giuliano Riva, fratello di Massimino, a Gaetano Curreri, (forse) Floriano Fini, il suo manager-amico-ombra e tanti altri – che sfileranno sul red carpet. La provincia alla ribalta. Perché è lì che s’immerge la pellicola vaschiana. Con i pregi e difetti. La semplicità, i rapporti umani, l’esaltazione dell’auto come elemento di successo (come le collane d’oro per i neri del ghetto), e infatti nella pellicola c’è molta strada (quella percorsa da Vasco nella vita?) ripresa dal cruscotto di un’auto o di una moto.

ZOCCA – Un tuffo nel passato, a ripescare le sensazioni e le emozioni del giovane Rossi, quando era ancora solo il giovane Rossi (sebbene già covasse dentro tutta la sua poetica: geniale, allegra, malinconica e costantemente assetata di conferme). Zocca, paese di mezza montagna fino a ‘ieri’ ai più sconosciuto, ora al centro del mondo. Ognuno ha il proprio ‘onfalo’: Vasco ha quello. E lo rivendica attraverso le immagini di repertorio (non certo sue) raccolte faticosamente dagli autori e che proiettano sul lenzuolo bianco l’altra faccia della rockstar (o forse solo più giovane). Lui e i suoi amici, fra tutti Massimo Riva (scomparso più di 10 anni fa). Quelli da cui, anche per paura e insicurezza, non s’è mai allontanato. Amici nella band, amici nel management e tutto il mondo fuori. Un mondo che nel documentario riusciva ancora a ‘vivere’. Il film racconta ‘solo’ questo. Niente celebrazioni, flash di concerti degli anni 80’ (poco o niente del mega spettacolo di oggi), premi e successi. Troppo facile indulgere lì.

«LA PROVA DEL FUOCO» – Accontentiamoci quindi di questo pezzo di Rossi. Tutto non si può avere. Non c’è spazio, non c’è tempo. Peccato non averlo visto e sentito qui al Lido, dove peraltro era già stato ai tempi in cui affidò a Polansky la regia di una sua clip. Ma siamo sicuri che martedì sera non sarà al BiBap di Zocca quando alle 20.30 ci sarà una proiezione speciale per tutti i suoi concittadini? «Devo confessare che l’appuntamento che mi preoccupa e mi emoziona di più non è quello di stasera al Lido, ma quello di domani a Zocca», ammette Sibylle, «la vera prova del fuoco è quella». Sì, tutto parte e forse finisce lì. Ma con Vasco non si può mai dire.

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